13 settembre 2010

Lotta senza quartiere tra nonni

Per qualche oscura ragione tre nonni su quattro sono convenuti per un po' qui a Berlino (il quarto si rosola per benino ad Abu Dhabi). Scontato che noi genitori abbiamo perso il nostro status di figli (soprattutto io relegato al ruolo di autista, facchino e cuoco; la madre si salva perché almeno deve allattare).
Liberatisi dei genitori, i nonni sono in continua competizione per il possesso della nipotina.
La maggior parte del tempo é insindacabilmente nelle mani del nonno siberiano, che per carattere e complessione fisica (é un armadio di un paio di metri) esercita un'innegabile autoritá patriarcale; la nonna siberiana, in quanto sua moglie (ricordando un proverbio russo: l'uomo é la testa, la donna il collo), riesce a sfilargli di tanto in tanto la bambina. Rimane la nonna romana, che puó vincere solo con l'astuzia. E infattti ogni tanto si "offre" di sbrigare doveri nei confronti della bimba, per esempio se la prende di punto in bianco per lavarle le manine e poi se la tiene ben stretta distraendo il nonno siberiano facendolo parlare con l'autista-facchino-cuoco su temi come il crollo dell'economia bulgara dopo il '91.

12 settembre 2010

Weekend da Carlo Vivari

Lo scorso weekend siamo andati a trovare i nonni siberiani a Karlovy Vary nella Repubblica ceca, dove ogni anno fanno le cure termali.
Berlino-Karlovy Vary non sono nemmeno quattrocento chilometri, ma alla fine, tra andata e ritorno, giri di peppe e Umleitungen, ne abbiamo fatti novecento. In due giorni (sabato e domenica) e con la bambina dietro sul seggiolino.
Fortunatamente la bambina é stata (quasi sempre) un angioletto e abbiamo macinato chilometri sulle autostrade tedesche. Durante il viaggio ho scoperto la bellezza della sesta (mi riferisco alla marcia, non alla taglia di reggiseno).
La fama di Karlovy Vary come stazione di cura é vecchia come il cucco. Immaginatevi tra salubri e selvagge montagne di conifere una valle sinuosa tagliata in profonditá come da un bisturi da un fiume dalle acque calde (tipo 60 gradi). Immaginate di trasportare un treno di palazzi belle Époque e di deporlo lungo le rive del fiume: ecco Karlovy Vary.
Passeggiando per il lungofiume pare di essere in un racconto čehoviano. O nell'Oci ciornie di Mihalkov (che di un racconto di Čehov é una libera trasposizione). Perché? Perché praticamente per le strade si sente parlare solo Russo: Karlovy Vary é di fatto una colonia russa. L'Inglese non serve per quei quattro turisti che capitano di qui (e che spendono poco). La seconda lingua é il Tedesco. Il Ceco si usa solo per divertisi a chiedere informazioni per strada, se all'interrogato non garba il Russo o il Tedesco.
Appena arrivati invece ho chiesto un'informazione ad un tale; e avendomi il tale chiesto: deutsch oder englisch? gli ho risposto con l'aria di uno che non vuole essere seccato da simili sciocche domande: egal!
La cura delle acque attira moltitudini di Russi. Era meta prelibata anche all'epoca dell'impero socialista (e ne é la prova il sinistro Hotel Thermal, un torrione di cemento ingentilito da putrelloni di acciaio). Scannato lo zar, caduto il comunismo, i Russi  non hanno smesso di venirci: orde di vegliardi arrancano per il lungofiume ciucciando acqua curativa e signore di etá indefinibili, la cui unica attivitá é quella di essere belle e di comprare vestiti costosi e vistosi, sciamano portandosi appresso il cagnolino di boutique in boutique (i souvenir li vendono solo gli ambulanti). Gioiellerie e abbigliamento, il meglio del design italiano (in camera avevamo Rubinetterie Paffoni, mica pizza e fichi).
Mi sono dimenticato di dire che la visita era a sorpresa. C'era il rischio che, una volta arrivati, al cellulare ci dicessero: siamo in Ungheria a visitare un salumificio. Ma ci é andata bene e i nonni si sono catapultati immediatamente a requisirci la figlia. Ci hanno portato a cena al Grand Hotel Pupp dove, con sfavillio di camerieri in guanti bianchi, ci hanno servito aragosta canadese, fegato d'oca con le mele e ancora pesci dai nomi ingnoti (agli altri hanno dato il menú in Russo, a me chissá perché direttamente in Tedesco) e poi in una bettolina a scolarmi qualche boccale di scura e strudel (qui invece c'era un cameriere frocissimo vestito da marinaio, una gaia caricatura di Corto Maltese; scomodare Querelle de Brest mi pare eccessivo).
Il giorno dopo i nonni ci hanno di nuovo sequestrato la figlia e noi ci siamo goduta una passeggiata e poi di nuovo una bella scorpacciata di pesce, che non ho potuto evitare di innaffiare di Krušovice. E poi blinčiki con quark (tvorog, tipo ricotta) e panna montata! Gnam!
Ed era giá tempo di tornare a Berlino.