27 ottobre 2013

New4Hands: un'esperienza italiana

i New4Hands
Venerdí scorso i New4Hands hanno suonato al Bar Oro Nero.

Il Bar Oro Nero é, diciamocelo, uno dei migliori caffé italiani di Berlino (se non il migliore), gestito con tanta professionalitá e tantissimo amore da Vita Petrarca e Gina Splendido. Il Bar Oro Nero t'intriga per la qualitá e la freschezza dell'offerta gastronomica e ti conquista per l'esperienza emotiva che vivi al suo interno.
Venerdí i New4Hands hanno dato il meglio.

La musica dei New4Hands é una vera esperienza italiana: inizi ad ascoltarli e ti ritrovi in Italia, in uno di quei paesini arroccati su un colle, passeggiando tra i suoi stretti vicoli dove non batte diretta la luce del sole. Mille odori dalle cucine, mille sfumature dello stesso soffritto, mille profumi di fiori dai balconi e mille voci rimbalzano tra le antiche mura delle case. È piacevole passeggiare, senti di appartenere a questa terra.
E poi esplode la luce nella piazza. T'investe e tocca corde che non sapevi di avere. É una luce piena, feconda, trasfigura l'ombra dei vicoli in un urlo cosmico di vita. Ti abbagliano mille riflessi dai sampietrini e dalle vetrine. Suonano le campane. La forza della luce ti trascina, non puoi resisterle e ti fondi nella musica.

I New4Hands sono un trio composto da eccellenti musicisti: Fabrizio De Melis (violino e armonica), Francesco Di Cicco (chitarra, voce, basso e beat box) e Paolo Eleodori (percussioni).

13 ottobre 2013

Istantanea berlinese #1

Qualche settimana fa siamo andati a mangiare alla Pizzeria de Noantri a Kreuzberg, di fronte a Görlitzer Park.
Una delle migliori pizzerie di Berlino secondo me, ma non era di questo che volevo parlare. Volevo raccontare di una coppia gay che sedeva al tavolo accanto.

Immaginatevi due mercenari di ritorno da un massacro nei Balcani.
Eccoli qui accanto a noi.
Immaginatevi due tagliagole coperti di tatuaggi e piercings e vestiti di pelle.
Sono loro.
Due ceffi dall'aria truculenta che tirano avanti a birre e sigarette.
Beh, uno di loro spingeva un passeggino con dentro un bimbo di qualche mese.
Con quale grazia ha preso il bimbo! Con quale cura lo teneva in braccio e gli dava il biberon!
Poi sono arrivati amiche e amici, tipici abitanti di Kreuzberg, e la coppia si é intrattenuta in amabile conversazione.

La settimana scorsa ho incontrato un amico sudamericano in visita a Berlino. Ha un compagno con cui convive da cinque anni. Vivono nel miglior quartiere e frequentano la migliore societá di una capitale sudamericana. Nel loro ambiente essere gay e convivere con un uomo non dá scandalo. Me lo conferma.
Poi mi dice: ci piacerebbe adottare un bambino.
E mi elenca le varie possibilitá legali che hanno. Non molte e non facilmente praticabili.
Fossimo stati in Germania o negli Stati uniti non sarebbe stato un problema, mi dice.
Il  mio amico afferma che per un bambino crescere in una famiglia con una mamma e un papá o con due papá o con due mamme non faccia differenza. La differenza la fa l'amore con cui é fatto crescere. E nel dire questo, il mio amico arcua le mani e le avvicina.

Non é la prima volta che affronto il problema. Ma nelle conversazioni precedenti avevo sciorinato argomentazioni teoriche: biologia, religione, ecc. Non é che me le sia dimenticate, ma quel gesto di simulare con le mani un doppio scudo protettivo intorno al bambino mi ha convinto all'istante. Piú di mille parole.
Racconto al mio amico dei due mercenari con passeggino.
Sono d'accordo, gli dico, ma certi eccessi vanno evitati.
Il mio amico fa un cenno con la testa, mi capisce.

01 aprile 2013

Dell'Italia di oggi

"In questa triste Germania del tardo Cinquecento e del primo Seicento non nacque alcuna figura di grande rilievo. La vita intellettuale del paese era stagnante e il comune livello della morale e dei costumi era brutalmente basso. I viaggiatori stranieri in Germania erano colpiti da una sola cosa: la golosità e l'intemperanza rivoltante degli abitanti. I tedeschi, o almeno i piú prosperi di essi, mangiavano e bevevano piú di ogni altro popolo d'Europa ed erano estremamente orgogliosi di questo fatto. In questo particolare momento della storia, non avevano altro di cui essere orgogliosi."

Aldous Huxley, L'eminenza grigia, Arnoldo Mondadori Editore, stampato a Verona nel 1966.
Traduttore non indicato

18 febbraio 2013

Nostalgia

Con il nostro trasferimento a Berlino credevo di aver esaurito  tutte le possibili cause di nostalgia.
Mi sbagliavo.

Per qualche oscura ragione mi tormenta un'inspiegabile nostalgia di Abu Dhabi.

27 gennaio 2013

La fila per il pane

Leggo spesso di stragi di Siriani bombardati mentre fanno la fila per il pane.
Delitto ignobile, perché vengono presi di mira cittadini indifesi e non gruppi di combattenti. Delitto doppiamente ignobile, perché tra le vittime ci sono tantissimi bambini.
Non mi ero reso conto di quale orrendo crimine fosse trucidare chi fa la fila per il pane, finché non mi sono trovato anch'io in fila per il pane, durante il recente viaggio ad Abu Dhabi.
Ero con mia figlia e mia madre.
Non ero mai stato a comprare il pane in questi forni siriani.
Immaginate un negozietto di 7-8 metri quadrati, occupati quasi tutti dal forno, un cubone tutto piastrellato con una bocca rotonda aperta verso l'alto. In fondo, un garzone impasta e stende l'impasto e, seduto a gambe incrociate davanti alla bocca del forno, un altro garzone, quando arriva un cliente, depone l'impasto giá steso su una specie di cuscino e aiutandosi con il cuscino sistema l'impasto sulla parete interna del forno. Quando il pane é cotto, il garzone  lo prende con un rampino e lo consegna al fornaio, un vecchietto barbuto e cordiale, che a sua volta lo dá al cliente in cambio di un dirham.
Il pane é tondo, il diametro simile a quello di una pizza, e mangiato caldo caldo é una delizioso: non c'é da stupirsi che all'ora dei pasti si formi la fila.
Mentre attendevamo il nostro turno, non avevo ancora fatto collegamenti con la Siria, ero piuttosto incuriosito dal modo in cui facevano il pane. Quando poi ho visto il fornaio dare il pane a mia figlia, prendere il dirham che lei aveva tenuto stretto nella sua manina e carezzarla sulla testa, come un fulmine mi ha colpito il pensiero delle stragi di bambini siriani in fila per il pane. Un pensiero doloroso e sempre presente.
Di pietá per le piccole vittime innocenti.

06 novembre 2012

Letture

Da poco ho letto The turn of the screw di Henry James e ora sto leggendo Lady Chatterley's Lover di David H. Lawrence.
Henry James é artefice di una macchina narrativa mirabile, di ingranaggi perfetti, di meccanismi articolati, complessi eppure fluidissimi; c'é da rimanere a bocca aperta davanti a tanto nitore e tanta nobiltá. Non so immaginare quanto lavoro e quanta cura ci siano dietro le superfici levigate e tornite con garbo dei suoi periodi.
David H. Lawrence invece é meno continuo, si concede alti e bassi narrativi; si interessa meno alla storia come ordigno e piú alla precisione e alla ricchezza della lingua: la sua unitá di misura é la parola esatta. Usa un Inglese cosí esatto che sembra Tedesco.
James mette per iscritto una storia giá preesistente, non deve fare altro che preoccuparsi della perfezione formale del suo stile; Lawrence la storia e i personaggi te li sbozza e scolpisce in diretta.
Se vogliamo fare un paragone pittorico, James dipinge su tavola con i colori a olio, mentre Lawrence é un incisore di acqueforti.

13 maggio 2012

Gustav Mahler alla Konzerthaus

Ieri siamo andati alla Konzerthaus a Gendarmenmarkt.



La Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin, diretta da Sebastian Weigle, ha eseguito la Quinta Sinfonia di Mahler.
Mi aspettavo un trionfo di languori esangui, invece Sebastian Weigle ci ha restituito una Quinta piena di ritmo e vivace (lebendig é l'aggettivo che ho colto dai commenti degli altri spettatori all'uscita). Tanto che non abbiamo avuto tempo per la pausa.
Mahler non si é dimenticato di nessuno strumento e li ha usati tutti con generositá, ma al momento giusto. Il direttore ha interpretato con grande acutezza la partitura in questo senso. Mi ha ricordato le incisioni della maturitá düreriana, in cui é dato il massimo dell'espressione con il minimo dei mezzi.
La Quinta ha una sua bellezza plastica. Nei movimenti iniziali gli archi ballano come un mare in tempesta. Tutti gli strumenti come onde si scagliano contro lo scoglio saldo che é stato Sebastian Weigle.