27 gennaio 2013

La fila per il pane

Leggo spesso di stragi di Siriani bombardati mentre fanno la fila per il pane.
Delitto ignobile, perché vengono presi di mira cittadini indifesi e non gruppi di combattenti. Delitto doppiamente ignobile, perché tra le vittime ci sono tantissimi bambini.
Non mi ero reso conto di quale orrendo crimine fosse trucidare chi fa la fila per il pane, finché non mi sono trovato anch'io in fila per il pane, durante il recente viaggio ad Abu Dhabi.
Ero con mia figlia e mia madre.
Non ero mai stato a comprare il pane in questi forni siriani.
Immaginate un negozietto di 7-8 metri quadrati, occupati quasi tutti dal forno, un cubone tutto piastrellato con una bocca rotonda aperta verso l'alto. In fondo, un garzone impasta e stende l'impasto e, seduto a gambe incrociate davanti alla bocca del forno, un altro garzone, quando arriva un cliente, depone l'impasto giá steso su una specie di cuscino e aiutandosi con il cuscino sistema l'impasto sulla parete interna del forno. Quando il pane é cotto, il garzone  lo prende con un rampino e lo consegna al fornaio, un vecchietto barbuto e cordiale, che a sua volta lo dá al cliente in cambio di un dirham.
Il pane é tondo, il diametro simile a quello di una pizza, e mangiato caldo caldo é una delizioso: non c'é da stupirsi che all'ora dei pasti si formi la fila.
Mentre attendevamo il nostro turno, non avevo ancora fatto collegamenti con la Siria, ero piuttosto incuriosito dal modo in cui facevano il pane. Quando poi ho visto il fornaio dare il pane a mia figlia, prendere il dirham che lei aveva tenuto stretto nella sua manina e carezzarla sulla testa, come un fulmine mi ha colpito il pensiero delle stragi di bambini siriani in fila per il pane. Un pensiero doloroso e sempre presente.
Di pietá per le piccole vittime innocenti.

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